La città del giorno: Origgio (VA)

STORIA 1 - Dalla nascita al 1500

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Origgio (VA)

I dizionari geografici del secolo scorso dicono che Origgio "...... e' un grosso villaggio posto a maestro da Milano, da cui dista 23 chilometri e a scirocco da Saronno che ne e' lontano 4; il territorio e' ubertoso specialmente in gelsi e cereali; vi ha un ampio bosco attraversato dal Bozzente."
La menzione di questo paese appare la prima volta in un diploma dell'arcivescovo di Milano, Angilberto II (824-839) del 1° marzo 835, che conferma dei possessi del monastero di S. Ambrogio di Milano: nell'elenco delle località vi e' anche Oleoductus, cioè Origgio.

A proposito del nome conviene seguire le diverse evoluzioni. La menzione dei questo paese appare la prima volta in un documento dell'arcivescovo di Milano. Nel diploma del 5 maggio 835 l'imperatore lotario parla di Oleonductum. Nella carta dell'arcivescovo di Milano Anselmo dell'anno 893 si ritorna ancora ad Oleoductum. In un documento del 1113 appare la forma Udulucto; in un successivo del 1116 Udulugum; quindi si ritorna alla forma Udulucto nel 1123, forma che e' l'equivalente di Oleoductus. Finalmente negli statuti del 1228 leggiamo Udrigium; probabilmene gia' da quell'epoca gli origgesei chiamavano il paese con il termine dialettale di Uricc.
Il significato potrebbe essere: bosco odoroso, infatti si potrebbe pensare ad Oleoluctus; vedendo in oleo il verbo latino olere, che vuol dire olezzare e lucus significa bosco.

Il villaggio non doveva essere gran che: un insieme di abitanti piuttosto modeste, un edizione minore di quanto si poteva vedere quasi un secolo fa. Casupole con orti, cortili, stalle. L'occupazione principale doveva essere l'agricoltura.

Un primo timido accenno al comune di Origgio lo si può scorgere in una carta del 1° ottobre 1179 nella quale si parla di Pietro De Grigna e Nigro Guarnono gastaldi. Si tratta di autorità comunali. Un vero accenno al comune di Origgio lo si trova in due documenti del 1213: il primo e' del 31 maggio, l'altro del 22 dicembre; descrivendo i confini di proprietà di alcune terre, si dice che confinano col comune stesso.

In quegli anni, gli origgesi tendevano a ridurre sempre più i diritti dell'abate e dei suoi monaci: il primo e' segnato in una sentenza del 21 dicembre 1231, emanata dal console di giustizia di Milano. L'abate aveva ordinato agli abitanti di Origgio di riparare il castello, di elevare la torre alla solita altezza e di portare all'ammasso nel detto castello i prodotti agricoli, ed infine si poteva tenere in paese solo i buoi da aratro e non altro bestiame. Come mai il castello era già così in rovina? Gli origgesi certo lo sapevano, perché avevano visto diversi carri carichi di pietre uscire dal castello, trasportate altrove per ordine dell'abate. Perché dunque gli origgesi dovevano riparare quanto l'abate aveva rovinato, o almeno sottratto alla riparazione? Inoltre la proibizione di tenere il bestiame in paese rovinava la piccola economia dei contadini, anche se portava un vantaggio al monastero. Gli origgesi si ribellarono alle ingiunzioni dell'abate; di qui il dibattito in tribunale, dove Visconti fu costretto a presentare i documenti dei privilegi del monastero e le diverse sentenze in suo favore. la sentenza del 21 dicembre, condannava gli origgesi a riparare il muro del castello, ma anche l'abate a era obbligato a riportare e restituire le pietre che aveva fatto asportare. Gli origgesi avrebbero dovuto pulire il fossato del castello e rifare le porte; per il bestiame, oltre i buoi da aratro, avrebbero potuto tenere vacche, porci, asini, e qualche capra solo in caso il latte fosse servito a qualche neonato.
Ma c'era anche di peggio; gli origgesi seguendo il clima di autonomia creatosi nel ducato di Milano nella lotta tra Visconti e Torriani avevano tentato di liberarsi della giurisdizione dell'abate di S. Ambrogio. Infatti alcune carte degli anni 1265-66 ci attestano che ad Origgio il podestà era stato nominato non già dall'abate ma da un certo Vegio di Brembate. Di qui un precetto del 29 aprile 1265 perché i consoli e gli abitanti di Origgio riconoscessero il diritto dell'abate di S. Ambrogio.
Gli origgesi non si arresero e il 27 e 28 aprile 1266 si radunarono in assemblea e nominarono sindaci, ninzi e procuratori del comune le persone che l'abate aveva considerato decadute "per tutte le cause in cui fossero coinvolti il Comune ed anche i singoli vicini insieme o separatamente, sotto qualunque giudice o persona e dovunque tali cause dovessero trattarsi sia attive sia passive..."

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